FEDIC su Diagonia

CINECLUB PESARO – Marzo 2019

Nel corto di Venanzini ci troviamo spiazzati, incuriositi e colpiti dalle due presenze femminili protagoniste, idealmente una buona e una cattiva, che si intersecano disturbandosi sullo schermo, creando una dissonanza di immagini e di intenti, in un percorso ben costruito e prestabilito, come anche nel brano dodecafonico che ha dato lo spunto per l’ideazione del progetto.
Intervista con il regista

1 – Perché questo titolo?

“DIAGONIA” è un neologismo ideato da me. Sono partito dalla parola “diafonia”, anche detta crosstalk o cross-talk, in telecomunicazioni ed elettronica, indica il rumore o interferenza elettromagnetica che si può generare tra due cavi vicini di un circuito o di un apparato elettronico. Nel film uno dei personaggi agisce come un ‘rumore’ fastidioso nella esistenza dell’altro.

2 – Ci spieghi in cosa consiste questo progetto?

Bizzarro che il cortometraggio più breve che ho realizzato, abbia forse necessità di molte parole per essere spiegato. È un tentativo di utilizzare una modalità non consueta per raccontare una storia. È un tentativo di esprimere concetti solo con luci, gesti, musica. Niente altro.

3 – Da cosa è nata l’idea?

La prima volta che ho ascoltato il brano, ho subito visto una storia racchiusa tra le note. Nel cortometraggio c’è quindi un altro tentativo: quello di interpretare la musica. Non quello che voleva esprimere Schoenberg, ma darne una mia chiave di lettura.

4 – Come hai scelto attori, location, effetti?

Chiara Rizzatti è una presenza costante in ogni mio film come interprete, in questo corto abbiamo scritto assieme la sceneggiatura. L’altra interprete è mia moglie, Cinzia Bonopera, che collabora sempre alle fasi di post produzione. Oltre alla collaborazione ormai collaudata, hanno caratteristiche espressive contrapposte, quindi interpreti ideali per questo cortometraggio. Quasi tutte le riprese sono state effettuate nel… mio garage, allestito come set per green screen.

5 – Che difficoltà hai riscontrato, se ce ne sono state, nella realizzazione?

Le difficoltà sono state diverse: dalla scrittura alla recitazione. La fotografia ha richiesto condizioni di luce molto particolari, nelle quali fare riprese è stato difficile. Ulteriore complicazione è stata l’utilizzo del chromakey, poiché erano previste grafiche nello sfondo. Siamo molto soddisfatti del risultato, sebbene non sia ovviamente privo di difetti dovuti, alle capacità, ai mezzi e all’esperienza. Ogni film girato da me è pensato, scritto, progettato in tutti i dettagli che credo di dover affrontare. Ma le sceneggiature non sono state finora ‘blindate’, e quindi aggiustamenti e modifiche sono sempre possibili.

6 – Il risultato ti ha soddisfatto a pieno? E’ quello che intendevi realizzare idealmente?

Sì, il risultato in questo caso credo si possa dire sia quello che abbiamo desiderato avere, dall’inizio e con le modifiche in corso d’opera.

7 – E qual è il messaggio più importante che hai voluto dare?/ Il messaggio va lasciato agli spettatori?

Non ho mai intenzione di inviare messaggi con i miei film, non intendo insegnare nulla a nessuno. Al più esprimo il mio pensiero. E basta. Proprio per questo motivo nel finale, non esprimo alcuna preferenza per il personaggio “positivo” rispetto all’altro.

8 -Ci sono progetti in cantiere?

C’è una sceneggiatura scritta, di prossima realizzazione: Clelia (di circa 30min).