Vita sfiorata

Caro Claudio,
ho tardato a risponderti perché volevo attendere un momento disteso per poter vedere senza interruzioni la tua “Vita sfiorata”, credo la cosa più personale, vissuta e poetica che tu abbia fatto. Immagini che scandiscono una situazione esistenziale che – purtroppo – ben conosco. Un personaggio alla ricerca di un senso del vuoto improvviso che “esplode” in una nuova fase della vita. E il suo girovagare, senza meta apparente, negli aspetti e fra i luoghi di una città – la sua – splendida quanto vuota, nelle sue scandite affascinanti geometrie. Incontri con amici o persone incontrate a caso, divenuti un po’ senza senso, luoghi comuni. Caro Claudio, la tua forte quanto inattesa presenza di “attore” ben si sposa a questa ricerca di un senso da riconquistare, magari illudendosi di riuscire a “sospendere” il vuoto, con un incontro fortuito e inatteso. Bravissimo! Mi sembra inutile che mi soffermi su una disamina di tipo tecnico che non servirebbe a nulla. Mi chiedevo, per esempio, se un sommesso tema musicale, con un solo strumento magari, avrebbe sostenuto la prima sequenza di lancinante vuoto. Forse sì, o forse no. O se la dizione un po’ stereotipa della tua partner possa risultare un po’ di maniera. Peraltro tu possiedi ormai, anche tecnicamente – se mi è consentito dirlo – la virtù di raccontare, di allineare immagini pregnanti, mai superflue, mai sciatte. Bravo, Claudio. Il viaggio di Gino verso una vita da ritrovare mi ha toccato. Ti ringrazio di avermelo fatto conoscere.
Leandro