2017

Paolo che prese il treno

La locandina del film

La sinossi

“Paolo che prese il treno – 25 aprile 1946” è la storia di un bambino, ora uomo, al quale la guerra ha cambiato il corso della propria vita.
Paolo è originario di Ferentino, vicino a Cassino. La Valle del Liri è la zona che in Italia ha maggiormente subìto distruzioni a causa della Seconda Guerra Mondiale.
La battaglia per abbattere la Gustav ed il complesso di linee fortificate tedesche dura nove mesi.
L’Abbazia di Cassino è solo il simbolo più noto della pressoché totale distruzione subita dalla Valle del Liri: 95% di edifici abbattuti.
I bombardamenti alleati sono stati così pesanti da avere scoperto le vene d’acqua superficiali. Negli acquitrini, vere e proprie paludi, la malaria rischiava di essere il colpo finale che poteva cancellare una generazione.
E’ questo il contesto in cui a guerra finita si viene a trovare la zona di Cassino.
A fine dicembre 1945 inizia il congresso di un partito politico sopravvissuto in clandestinità durante il fascismo, quello del Partito Comunista Italiano.
E sarà il delegato di Frosinone Raul Silvestri a porre il problema dei bambini della zona di Cassino.
L’ex Partigiano chiede la solidarietà degli Italiani per aiutare, accogliendo nelle proprie case, i bambini. L’obbiettivo è di allontanarli da una zona invivibile logisticamente e malsana igienicamente.
Viene immediatamente formata una commissione con a capo Teresa Noce, ex partigiana rappresentante dell’UDI che avrà un ruolo di primo piano nell’iniziativa assieme al PCI.
In pochi giorni (il 6 gennaio 1946) arriva a Cassino il primo treno degli aiuti. Viveri, medicinali, 100.000 lire e l’impegno di accogliere almeno 800 bambini nel centro e nel nord Italia. I bambini saranno alla fine 3448.
Nulla verrà riconosciuto come indennizzo o contributo alle famiglie che si presero in carico i bambini, che non avevano neppure lo stato di profughi.
Uno di questi bambini Paolo Paluzzi, rimarrà a Pesaro, ed è ora nonno.
E’ dalla sua viva voce che ascolteremo il racconto, ed è Giuseppe Scherpiani (cultore della storia del Novecento e presidente ANPI-Pesaro per circa 10 anni) ad inquadrare la vicenda nel contesto storico e raccontare un po’ la Pesaro del primo dopoguerra.
Con Paluzzi il documentario ci porta nei luoghi della sua infanzia, dei giochi di allora e con questo ci offre un affresco della quotidianità di allora.
Il racconto parte da una ferrovia e dall’interno di un locomotore d’epoca (1932) che la Repubblica di San Marino ci ha cortesemente messo a disposizione.
Il documentario mostra materiale d’archivio originale dell’epoca, delle incursioni aeree alleate e della battaglia a terra. I filmati sono stati messi a disposizione dalla casa di produzione SD Cinematografica di Roma.
Altre immagini provengono dall’archivio della Associazione Battaglia di Cassino.
La parte girata a Pesaro è integrata da altre immagini d’epoca, scattate dopo i bombardamenti dai Vigili del Fuoco e da altri collezionisti pesaresi, che ce le hanno cortesemente fornite.
Con la tecnica del “Chroma key” una narratrice si aggira tra le rovine di una Pesaro distrutta dai bombardamenti, mostrando un centro storico appena riconoscibile.
Ci sono inoltre spezzoni tratti dal film “Pesaro com’era” dello storico fotografo Cesare Pandolfi, che il figlio Sandro ci ha messo a disposizione.
Dall’impostazione del racconto, emerge in filigrana ma chiaramente, la tematica della solidarietà e dell’accoglienza. Dell’offrire aiuto a chi ne ha bisogno non per interesse personale, futuro o immediato. Ma l’aiutare semplicemente per un principio etico, per il solo fatto di essere umani.

Crediti

  1. Conduzione Stefania Piovaticci
  2. Narratrice del primo dopoguerra a Pesaro Chiara Rizzatti
  3. Macchinista Valeriano Vagnini
  4. Segretaria di edizione Giovanna Furlani
  5. Riprese a San Marino Gabriele Graziosi
  6. Riprese a Pesaro Davide Tombari
    Claudio Venanzini
  7. Montaggio Claudio Venanzini e Cinzia Bonopera
  8. Assistenza tecnica Giorgio Bertuccioli
    Marcello Damiani
    Alessio Queirolo
    Domenico Vitali
    Michele Zavagnini
  9. Soggetto e Sceneggiatura Paolo Paluzzi
    Giuseppe Scherpiani
    Claudio Venanzini
  10. Regia Claudio Venanzini
  11. Consulenza Storica Giuseppe Scherpiani

La poesia “Il 25 aprile 1944” di Amedeo Bertuccioli e recitata da Domenico Vitali
Grazie a Chris Morri, Sandro Pandolfi, Gabriele Stroppa Nobili, Cristina Vagnoni

Questo documentario non sarebbe stato realizzato senza la indispensabile e amichevole collaborazione dei seguenti Enti, Aziende e Associazioni:
Associazione Treno Bianco Azzurro – Repubblica di San Marino
SD Cinematografica
Biolab
NH3
Comando Provinciale Vigili del Fuoco

"...ecco cosa hanno fatto i Comunisti ai bambini!"